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Il serial killer per eccellenza. Su Ed Gein si sono ispirati gli autori degli horror più famosi della storia: da Psycho di Hitchcock a "Non aprite quella porta" di Toby Hooper

 

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Tale classificazione si riflette sulla scena del crimine attraverso indicatori, più o meno significativi, che possono aiutare gli investigatori a tracciare un primo profilo del responsabile. In particolare il livello di organizzazione si potrà evincere dalla presenza o meno sulla scena del delitto dell'arma utilizzata, dalla tipologia di quest'ultima, dalla verifica della corrispondenza tra luogo dell'uccisione e luogo del ritrovamento, dalla presenza di tracce o altri elementi utili all'individuazione del responsabile. Nello specifico possiamo dire come un tipo organizzato tende a portare sul luogo del delitto l'arma o le armi che utilizzerà per commetterlo, così come provvederà a portarle via, una volta completato il suo disegno criminoso. Un tipo disorganizzato, viceversa, tenderà ad utilizzare oggetti trovati sul luogo del delitto e, a volte, potrà lasciarli sul posto all'atto della fuga. La presenza di tracce quali impronte latenti sulla scena rivela una disorganizzazione tipica del secondo tipo mentre ben difficilmente troveremo elementi utili qualora il responsabile appartenga alla prima categoria. Va detto che questi, come altri indicatori, entrano a far parte di un profilo criminologico dell'autore che, lungi dall'essere prova certa ed inconfutabile, può comunque costituire un valido aiuto nella ricerca del responsabile.

Tipi di motivazioni

Gli assassini seriali possono essere anche classificati in differenti categorie in base alla motivazione che li spingono a uccidere, cioè al 'movente' dei delitti.lucinati

Contrariamente a quanto si potrebbe supporre, non è frequente che i serial killer abbiano disturbi mentali importanti, per esempio schizofrenia. In qualche raro caso, tuttavia, un serial killer può corrispondere a questo stereotipo e letteralmente uccidere "seguendo le istruzioni di voci nella sua testa" o come conseguenza di esperienze di tipo allucinatorio. Herbert Mullin massacrò tredici persone perché una voce gli diceva che questo sacrificio avrebbe salvato la California dal terremoto. Ed Gein pensava di poter preservare l'anima di sua madre mangiando il corpo di donne che le assomigliavano fisicamente.

Missionari

Alcuni serial killer concepiscono i loro omicidi come una missione. Per esempio, lo scopo di un serial killer "in missione" può essere quello di "ripulire la società" da una certa categoria (spesso prostitute o membri di determinati gruppi etnici). Spesso sono dei fanatici religiosi o politici, e lasciano dei messaggi per rivendicare e motivare le proprie azioni (come Jack lo Squartatore o la coppia italiana nota come Ludwig)

Edonistici

Questo tipo di serial killer uccide con lo scopo di provare piacere. Alcuni amano la "caccia" più che l'omicidio in sé; altri torturano o violentano le loro vittime mossi da sadismo. Altri ancora uccidono le vittime velocemente per indulgere in altre forme di attività come la necrofilia o il cannibalismo. Il piacere per questi serial killer è spesso di natura sessuale, o ha un analogo andamento e un'analoga intensità pur non essendo riconducibile ad alcun atto esplicitamente sessuale (David Berkowitz, per esempio, provava un piacere sconvolgente nello sparare a coppie appartate, ma non si avvicinava neppure alle vittime). Continua....

Dominatori

È il tipo più comune di serial killer. Il principale scopo dell'assassino in questo caso è quello di esercitare potere sulle proprie vittime, in tal caso contribuendo al rafforzamento della propria stima di sé (della propria forza fisica e morale). Questo tipo di comportamento è spesso inteso (inconsciamente o consciamente) come compensazione di abusi subiti dal killer nell'infanzia o nella vita adulta. Molti killer che violentano le proprie vittime non ricadono nella categoria "edonistica" perché il piacere che provano da questa violenza è secondario (se non addirittura assente); la violenza stessa riproduce, fedelmente o simbolicamente, una violenza subita in passato. Ted Bundy rappresenta il prototipo ideale di questa categoria di serial killer.

Angeli della morte

Detti anche angeli della misericordia, sono i serial killer che agiscono in ambito medico. La denominazione deriva dal soprannome dato al medico nazista Josef Mengele, famoso per la sua freddezza e per il pieno potere che aveva riguardo alla vita e alla morte dei prigionieri. Gli angeli della morte commettono i loro omicidi iniettando sostanze letali ai pazienti di cui si prendono cura e, anche se dichiarano di agire convinti di liberare le loro vittime dalle sofferenze, in realtà sono mossi dal desiderio di decidere della vita e della morte altrui, come prova il fatto che buona parte delle loro vittime siano in condizioni di salute non gravi al momento dell'omicidio. Le vittime variano in base al compito che svolgono, ma spesso sono neonati, bambini, anziani o invalidi. A volte questi criminali non uccidono i loro pazienti, ma li mettono deliberatamente in pericolo per poi salvarli e guadagnare l'ammirazione dei colleghi. Nella maggior parte dei casi si tratta di donne (fa specie in Italia il caso di Sonia Caleffi), spesso affette da disordini mentali quali disturbo borderline di personalità o sindrome di Münchausen per procura, ma non mancano angeli dalla morte di sesso maschile, come l'inglese Harold Shipman, uno dei serial killer più prolifici della storia. Le sostanze più utilizzate sono dei medicinali pericolosi, facilmente giustificabili nel caso di un'autopsia, quali morfina, atropina o pentothal. La Caleffi, invece, iniettava aria nelle vene dei suoi pazienti per provocare delle embolie sulle quali sperava di intervenire, ma che in almeno cinque casi risultarono letali.

Motivati dal guadagno

La maggior parte degli assassini che agiscono per ottenere dei vantaggi materiali (per esempio a scopo di rapina) non sono in genere classificati come serial killer. Tuttavia, esistono casi limite che sono considerati tali. Marcel Petiot, per esempio, era un serial killer che agiva in Francia durante l'occupazione nazista; fingeva di appartenere alla resistenza e attirava ebrei benestanti a casa propria, asserendo di poterli aiutare a fuggire dal paese, per poi ucciderli e derubarli. Nei suoi 63 omicidi, Petiot ottenne solo qualche decina di borse, vestiti e qualche gioiello. La sproporzione fra il numero di vittime e il bottino materiale che Petiot ne ricavò fanno supporre un substrato morboso di altro genere.

Vedove nere

La maggior parte dei serial killer donne rientra in questa categoria. Le vedove nere agiscono in modo simile al ragno che ha ispirato la loro denominazione: sposano uomini ricchi e, dopo essersi appropriate delle loro proprietà, li uccidono, solitamente avvelenandoli o simulando degli incidenti domestici. A volte uccidono anche i loro figli, dopo aver stipulato delle assicurazioni sulle loro vite. Casi celebri sono quelli di Mary Ann Cotton e di Belle Gunness, mentre si segnala come unica variante maschile il francese Henri Landru

Ci sono però numerosi casi di assassini seriali che presentano caratteristiche proprie di più di una di queste categorie, e che possono quindi venire assegnati contemporaneamente all'una e all'altra: per esempio, Albert Fish soffrì di disturbi mentali con deliri di tipo paranoide già prima di commettere il primo omicidio, pare che torturasse e uccidesse le sue vittime con l'intento di "purificare sé stesso e gli altri tramite la sofferenza", e in ultimo si eccitava sessualmente e provava piacere nell'atto dell'omicidio. Quindi si potrebbe assegnarlo indifferentemente alla categoria degli assassini seriali "visionari" a quella dei "missionari" e a quella degli "edonistici". Lo stesso si può dire di David Berkowitz che con ogni probabilità soffriva di schizofrenia con stati deliranti ricorrenti e al tempo stesso provava piacere nel tendere agguati alle sue vittime; pare spesso si masturbasse dopo aver ucciso e considerasse i suoi delitti alla stregua di "avventure". Le stesse considerazioni valgono nel caso di quei serial killers il cui movente varia da un delitto all'altro, e di quelli che non hanno un tipo di vittima preferito e sembrano spinti a uccidere da un "bisogno interno", una compulsione omicida che si impone sopra qualsiasi altra considerazione razionale. Questi sono ovviamente i casi più difficili da classificare per uno studioso del fenomeno.

 Gli assassini seriali nella cultura popolare

A causa della natura brutale dei loro crimini, delle loro variegate personalità e della terrificante abilità di sfuggire all'individuazione e uccidere molte vittime prima di venire finalmente catturati e imprigionati, i serial killer sono rapidamente diventati una specie di fenomeno di culto, e sono protagonisti di molti romanzi, film, canzoni, fumetti, saggi, videogiochi e altro.

L'attrattiva del pubblico per i serial killer ha portato ad alcuni gialli e film di successo, come American Psycho di Bret Easton Ellis e in particolare Il silenzio degli innocenti di Thomas Harris, con il suo adattamento cinematografico premiato con l'Oscar, il cui principale antagonista, il brillante serial killer cannibale Hannibal Lecter, è diventato un'icona culturale.

Mentre letteratura moderna gli omicidi seriali avvengono sempre con modalità atroci e con moventi psicologici (come Jack lo squartatore o Hannibal); nella letteratura antica vengono riportati omicidi seriali perpetrati da famosi personaggi delle migliori casate italiane commessi a scopo sessuale o amoroso. Continua...

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Bibliografia

punto elencoJohn Douglas e Mark Olshaker, Journey into Darkness, Pocket Books, 1997, ISBN 0-671-00394-1
punto elencoJohn Douglas e Mark Olshaker, Mind Hunter: Inside the FBI's Elite Serial Crime Unit, Pocket Books, 1997, ISBN 0-671-01375-0
punto elencoBrian Lane e Wilfred Gregg, The New Encyclopedia Of Serial Killers, Headline Book Publishing, 1996, ISBN 0-7472-5361-7
punto elencoJ. M. MacDonald, The threat to kill, American Journal of Psychiatry 120 (1963): 125-130.
punto elencoJoel Norris, Serial Killers: The Growing Menace, Arrow Books, 1990, ISBN 0-09-971750-6
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punto elencoMichel Ferracci-Porri, Beaux Ténèbres, la storia dell'assassino seriale tedesco, Eugen Weidmann. (Ed. Normant. 2008), Francia, ISBN 978-2-915685-34-3

 

"Fonte: wikipedia.it"

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