SERIAL KILLER |
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Un serial killer o assassino seriale è un omicida plurimo, di natura compulsiva, che uccide, con una certa regolarità nel tempo, persone spesso a lui totalmente estranee. La natura compulsiva dell'azione, in genere del tutto priva di movente, è spesso legata a traumi nella sfera emotiva e sessuale.
Caratteristiche degli assassini seriali Gli assassini seriali sono per il 90% di sesso maschile. Fra le serial killer più celebri si possono ricordare Aileen Wuornos, Myra Hindley, Erzsébet Báthory e Leonarda Cianciulli. Le assassine seriali uccidono prevalentemente per ragioni personali o per vendetta, e preferiscono avvelenare o strangolare le loro vittime, mentre per i killer maschi l'omicidio comprende un grande coinvolgimento fisico, e ciò include quindi armi bianche, armi da fuoco, o comunque qualsiasi oggetto che possa essere utilizzato come arma. Le motivazioni psicologiche dei serial killer possono essere estremamente diverse, ma in buona parte dei casi sono legate a pulsioni verso l'esercizio del potere o a pulsioni sessuali, soprattutto con connotazioni sadiche. La psicologia del serial killer è spesso caratterizzata da una sensazione di inadeguatezza e da un basso livello di autostima, legati talvolta a traumi infantili (umiliazioni, abusi sessuali) o a una condizione socio-economica particolarmente deprimente. Il crimine costituisce in questi casi una fonte di compensazione, dalla quale trarre una sensazione di potenza, di riscatto sociale. Queste sensazioni possono derivare sia dall'atto omicida in sé che dalla convinzione di poter superare in astuzia la polizia. L'incapacità di provare empatia con la sofferenza delle proprie vittime, altra caratteristica comune ai serial killer, è frequentemente descritta con aggettivi come psicopatica o sociopatica. Associata al sadismo e al desiderio di potere, essa può condurre alla tortura delle proprie vittime, o a tecniche di uccisione che coinvolgono un supplizio prolungato nel tempo della vittima. Data la natura morbosa, psicopatica e sociopatica della condotta criminale del serial killer, nella maggior parte dei processi l'avvocato difensore invoca l'infermità mentale. Questa linea di difesa fallisce però quasi sistematicamente nei sistemi giudiziari come quello degli Stati Uniti, in cui l'infermità mentale è definita come l'incapacità di distinguere bene e male nel momento in cui l'atto criminale si è consumato. I crimini dei serial killer sono quasi sempre premeditati e il killer stesso trova non raramente la propria motivazione nella consapevolezza del loro significato morale. Psicologia e Sviluppo Molti serial killer hanno delle disfunzioni di fondo. Frequentemente sono stati maltrattati da bambini sia fisicamente, sia psichicamente, sia sessualmente anche se ci sono dei casi documentati determinati dall'assenza di abusi di qualunque tipo. Da questo potrebbe derivare una vicina relazione tra gli abusi subiti durante l'infanzia e i loro crimini. Per esempio John Wayne Gacy veniva spesso malmenato dal padre, deriso come "femminella" e accusato di essere omosessuale; da adulto, Gacy avrebbe stuprato e torturato ragazzi accusandoli di essere "finocchi" e "femminelle", ed anche Albert Fish da piccolo veniva picchiato nell'orfanotrofio, Gacy era sposato con una donna ed identificato come eterosessuale. Carroll Cole, era invece stato violentato dalla madre, che voleva dei rapporti extramatrimoniali e forzava Cole a vedere, picchiandolo e ordinandogli di assicurarle che lui non lo avrebbe detto al padre. In età adulta, Cole uccise ogni donna "persa" che gli ricordasse sua madre, in particolar modo quelle donne sposate che cercavano avventure sessuali all'insaputa dei mariti. Alcuni serial killers non sembrano essere soggetti a nessun tipo di abuso durante l'infanzia, anche se possono non essere stati riconosciuti e ceduti per l'adozione, o sono solo passati di parente in parente, creando il sentimento e la sensazione di non essere desiderati e senza radici. È spesso impossibile sapere esattamente cosa sia successo durante l'infanzia di ognuno, così alcuni killer possono negare di aver subito abusi, mentre altri possono ingiustamente dichiarare proprio di aver subito abusi; in tal modo sperano di catturare la compassione delle altre persone e dire agli psicologi ciò che desiderano sentirsi dire. L'elemento di fantasia nei serial killer non deve essere sovraenfatizzato. Essi iniziano spesso fantasticando circa l'assassinio durante l'adolescenza (o anche prima). Le loro vite immaginarie sono molto ricche ed essi sognano ad occhi aperti in modo compulsivo di dominare e uccidere le persone, spesso con elementi molto specifici della fantasia omicida che diverranno evidente nei loro crimini reali. Alcuni assassini sono influenzati da letture sull'olocausto e fantasticano sull'essere responsabili di campi di concentramento. In tali casi, comunque, non è l'ideologia politica del nazismo ciò di cui godono o che li ispira, ma semplicemente l'attrazione per la brutalità e il sadismo della sua applicazione. Altri godono della lettura delle opere del Marchese de Sade, dal cui nome deriva il termine "sadismo" per via delle sue storie, zeppe di stupri, torture e omicidi. Molti fanno uso di pornografia, spesso del tipo violento che riguarda il “bondage”, anche se leggono pure riviste in cui vengono narrati veri casi di omicidio. Altri possono essere affascinati ed eccitati da materiale meno ovviamente discutibile. Jeffrey Dahmer, ad esempio, era affascinato dal personaggio dell'Imperatore Palpatine de Il ritorno dello Jedi, e comprò addirittura delle lenti a contatto gialle per poter somigliare al personaggio malvagio, mentre diversi serial killer affermano che le loro fantasie sono state influenzate dalla Bibbia, in particolare dal Libro dell'apocalisse. Alcuni assassini seriale mostrano nella fanciullezza uno o più dei segnali di avvertimento noti come Triade di MacDonald. Questi sono:
Comunque, questa triade che venne sviluppata nel 1963, è stata recentemente messa in discussione dai ricercatori. Essi notano che molti bambini e adolescenti accendono fuochi o nocciono ad animali per diverse ragioni (noia, imitazione delle punizioni date dagli adulti agli animali domestici, esplorazione di un'identità da "duro", o perfino sentimenti di frustrazione). È quindi difficile sapere se queste variabili siano davvero rilevanti per l'eziologia dell'assassinio seriale e, se così è, quanto lo siano con precisione. Molti serial killer dichiarano di aver compiuto il loro primo omicidio verso i 20-25 anni, anche se questo dato può variare anche di molto. Infatti ci sono serial killer che dichiarano di aver ucciso per la prima volta verso i 38 anni, mentre altri a 15 anni ammettono di aver compiuto 4 omicidi nei due anni precedenti. Molti esperti sostengono che una volta compiuto il primo omicidio, è praticamente impossibile (o comunque molto raro) che un serial killer si fermi. Recentemente questa posizione è stata ripresa in considerazione in quanto nuovi serial killer sono stati catturati, grazie a mezzi come il test del DNA, oggi a disposizione degli investigatori. In particolar modo i serial killer che sono stati catturati grazie a questi test sono proprio quelli che non sono in grado di controllare i propri impulsi omicidi. Così questi serial killer sono fortemente presenti nelle statistiche dei killer assicurati alla giustizia. La frequenza con cui reclamano le loro vittime può anch'essa variare molto. Juan Corona uccise 25 persone in sole sei settimane, mentre Fred West e sua moglie Rosemary fecero 12 vittime in un periodo di venti anni. Continua...
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