Criminalistica e Investigazione Dalla fine dell'Ottocento, dai tempi della scoperta delle impronte digitali, l'investigazione criminale ha percorso un lungo cammino. Oggi, ad esempio, l’analisi del DNA fornisce un nuovo tipo di impronta, che consente di risalire con straordinari livelli di precisione alla individuazione dell’autore di alcuni reati. Diventa sempre più rilevante il contributo della scienza e delle nuove tecnologie alle investigazioni giudiziarie. La cronaca mostra che, sempre con maggiore frequenza, i casi delittuosi vengono affrontati attraverso sofisticate metodologie d'indagine, che fanno appello alla criminalistica e alle scienze forensi, dunque a quelle svariate discipline (le cosiddette "scienze della natura", separate e distinte dalle "scienze dell'uomo"), che si occupano dell’esame di reperti e tracce rinvenute sulla scena di un reato: genetica forense, balistica, tossicologia, medicina legale, microscopia elettronica. Nel processo, queste discipline sono risultate sempre più rilevanti, spesso fondamentali, per incastrare un omicida o per scagionare un innocente (anche relativamente a fatti giudiziari lontani e definiti). Spesso si confonde la criminologia con la criminalistica, o con l'investigazione, o con l'investigazione criminale, anche se si tratta soltanto di settori limitrofi. Concettualmente, l'investigazione è un settore distinto dalla criminalistica, e la stessa criminalistica dovrebbe essere chiaramente distinta dall'investigazione criminale propriamente detta: mentre la criminalistica risponde alla domanda sul "come", o sul "dove" è stato commesso un delitto, l'investigazione criminale risponde alla domanda sul "chi" ha commesso un delitto. Propriamente, l'investigazione è un settore più ampio dell'investigazione criminale: di fatto, accanto all'investigazione criminale, esistono l'investigazione giornalistica, l'investigazione in merito a problemi che non hanno rilevanza penale, e così via). In Italia il primo corso di laurea in "Scienze dell'investigazione" è sorto all'università di L'Aquila per opera di Francesco Sidoti, che fra l'altro sottolinea: «L’investigazione viene svolta da un soggetto naturalmente ignorante, fallibile, spesso fazioso e superstizioso, sempre sovrastato da un’eccedenza di percezione, in un contesto storico caratterizzato da una sovrabbondanza incomparabile di stimoli, di informazioni, di delitti. I vocaboli inglesi detective e detection derivano dal latino detegere: scoprire, scoperchiare; eppure, soprattutto oggi nell’investigazione il rischio più grande e più frequente è il rischio di sbagliare. Nella scienza, come nell’investigazione e nel processo penale, il metodo dovrebbe essere rivolto principalmente, prima che a scoprire la verità, a scoprire l’errore» (Cfr.: "Investigazione e Criminologia, Giuffrè, Milano 2006 p.203). Aspetti professionali Il criminologo dovrebbe operare nei seguenti contesti professionali:
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all'interno delle carceri, come esperto facente parte dell'équipe di osservazione e trattamento;
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come esperto del Tribunale di sorveglianza o del Tribunale dei minori;
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come componente non togato del Tribunale di Sorveglianza;
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come perito nomitato dal giudice o da una delle parti, nell'ambito di un procedimento penale in cui sia importante la valutazione dell'imputabilità.
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Esistono anche limitate possibilità di impiego come collaboratore delle forze dell'ordine (per esempio come esperto di criminal profiling) o come consulente aziendale in materia di sicurezza.
La formazione del criminologo è distinta da chi criminologo non è. Quella del criminologo può essere impostata in quanto ricercatore scientifico o in quanto operatore professionale. Poi ci può essere una formazione criminologica di cui abbisognano altri operatori, non criminologi, che svolgono la loro attività nell’ambito d’altre materie interdisciplinari: diritto penale, medicina legale, psichiatria, psicologia, sociologia, statistica, ecc. Nell’attuale contesto storico-culturale, per i motivi predetti, il criminologo si trova in una posizione di gran confusione. Essere criminologi significa
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acquisire un’adeguata consapevolezza verso il proprio ruolo, sia in ambito dell’insegnamento, dello studio, delle pubblicazioni e della ricerca, sia in ambito operativo (nel tribunale, in carcere, nelle indagini difensive o dell’autorità giudiziaria, ecc.).
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Acquisire gli strumenti scientifici e filosofici per comprendere a fondo le problematiche individuali, sociali, normative e politiche che stanno alla base del comportamento delinquenziale, dei processi di criminalizzazione primaria e secondaria, dell’esistenza e del funzionamento della legge penale e delle istituzioni penali (carcere).
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Suggerire, in modo critico e propositivo, cambiamenti in senso democratico, umanitario e civile della legge penale e delle nostre istituzioni penali".
I metodi della criminologia
La criminologia è oggi una disciplina piuttosto eclettica in termini metodologici. Essa si avvale infatti delle seguenti tecniche di indagine:
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Studio di casi clinici individuali.
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Ricerche mediante campioni (sondaggi campionari).
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Analisi di statistiche ufficiali collettive.
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Analisi di fonti informative e documentali.
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Ricerche sperimentali o quasi-sperimentali.
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Ricerche sociali e sul campo.
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Analisi di documenti storici.
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Sono anche possibili indagini settoriali e studi predittivi mediante particolari tecniche statistiche. In Italia le statistiche ufficiali della criminalità sono raccolte, elaborate e pubblicate dall'ISTAT, l'Istituto Nazionale di Statistica. Esse forniscono in particolare i tassi relativi ai vari reati. Il tasso di un reato è il numero di casi del reato in questione, registrato in un determinato anno, ogni centomila abitanti; per esempio un tasso di omicidio volontario dell'1,5 per centomila significa che in quell'anno, ogni cento mila abitanti, si è verificato in media un caso e mezzo di omicidio volontario. Le teorie criminologiche
Sono state proposte molte teorie per spiegare i fenomeni criminali. Esse si possono dividere in:
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teorie biologiche
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teorie psicologiche
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teorie sociologiche
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La tendenza della criminologia contemporanea procede verso l'integrazione di più teorie particolari (biologiche, psicologiche o sociali) in teorie multifattoriali che cercano di interpretare il comportamento criminoso secondo più parametri esplicativi e a livelli diversi di lettura. Teorie biologicheFra le prime teorie biologiche vanno ricordati gli studi di Cesare Lombroso sul delinquente nato e sul concetto di atavismo, oltre che le indagini sui fattori genetici, ormonali, psicopatologici e neurologici dell'agire criminoso.Nei decenni passati ebbe un certo credito la teoria del cromosoma Y soprannumerario. Nel patrimonio genetico umano normale sono presente due cromosomi sessuali: XX nel caso delle femmine e XY nel caso dei maschi. Il cromosoma Y è quindi quello che determina l'acquisizione del sesso maschile. In un certo numero di casi di soggetti ricoverati in manicomi criminali, o incarcerati per gravi reati, si è osservata la presenza della trisomia XYY, cioè la presenza di un cromosoma Y aggiuntivo. Poiché la frequenza statistica dell'anomalia XYY appariva piuttosto elevata tra i soggetti internati e caratterizzati da comportamenti violenti, si è pensato che questa anomalia potesse essere una delle basi della condotta criminale. In realtà, dal punto di vista metodologico, c'era un grosso problema in questi studi: mancava il confronto con un gruppo di controllo di non internati. Può darsi infatti che la frequenza statistica della sindrome XYY sia la stessa nella popolazione generale, in cui non è stata misurata. In assenza del confronto con il gruppo di controllo, non è possibile trarre alcuna conclusione attendibile.Teorie psicologiche Fra le seconde si ricordano i modelli di derivazione psicoanalitica come ad esempio la teoria del delinquente per senso di colpa e la teoria della carenza del Super-Io a sua volta connessa al concetto di "poliziotto interno", la teoria della deprivazione affettiva di Bowlby e le teorie di
derivazione comportamentista basate sul concetto di condizionamento. In particolare ha avuto notevole diffusione la teoria della frustrazione-aggressione di Dollard e Miller. Studi sperimentali hanno provato che la frustrazione (cioè l'impedire a un soggetto di raggiungere una meta od obiettivo importante per lui) tende a generare aggressività, la quale può
scaricarsi sia direttamente sulla causa o fonte della frustrazione, sia indirettamente su altri soggetti per così dire più accessibili. Secondo questa teoria dunque alla base del comportamento criminale potrebbe esserci un accumulo di aggressività da frustrazione. Gli studi di Bowlby hanno invece provato che condizioni precoci di deprivazione affettiva e relazione possono avere effetti duraturi sulla personalità individuale, portando alla tendenza ad atteggiamenti rivendicativi e di compensazione, della quale alcune manifestazioni possono consistere proprio in condotte devianti. Teorie sociologiche Infine, fra le teorie sociologiche si ricordano quella degli ambienti o contesti criminogeni (teorie ecologiche della criminalità), la teoria delle associazioni differenziali di Edwin Sutherland, quella delle identificazioni differenziali, la teoria del conflitto culturale, le teorie fondate sul concetto di anomia (maggiore è la tendenza anomica in una società, maggiore è la frequenza di reati in quella stessa società). Spesso i comportamenti criminosi si manifestano nell'ambito di subculture criminali che trasmettono ai propri membri dei valori strutturati tanto quanto quelli propri della cultura generale non criminosa di cui le stesse sottoculture fanno parte. I sociologi hanno anche evidenziato l'importanza dei processi di stigmatizzazione nella formazione dell'identità criminale e nel suo consolidamento in un vero e proprio progetto di vita deviante. In altre parole, talvolta è la stessa reazione sociale squalificante ed emarginante nei confronti della devianza e della criminalità ad agire come fattore criminogeno. La Teoria dell'etichettamento (labelling) punta il dito sulle conseguenze negative della stigmatizzazione ed è alla base dell'approccio nei confronti della criminalità minorile che si fonda sull'evitare il più possibile la carcerazione.
Bibliografia: * [[Alessandro Baratta]], ''Criminologia critica e critica del diritto penale'', il Mulino, Bologna, 1982 -*Isabella Betsos Merzagora. ''Lezioni di criminologia''. Cedam, Padova, 2001 *Gianluigi Ponti. ''Compendio di criminologia''. Cortina, Milano, 1999 - *Augusto Balloni. ''Criminologia in prospettiva''. Clueb, Bologna, 1983 -*Francesco Sidoti, ''"Criminologia e Investigazione",'' Giuffrè, Milano 2006 -*Fernando Mantovani, ''"Il problema della criminalità",'' Cedam, Padova 1989 - *Saverio Fortunato, ''"Senso e conoscenza nelle scienze criminali",'' Colacchi, L'Aquila 2007 - *Dario David, ''"La vera storia del cranio di Pulcinella: le ragioni di Lombroso e le verità della fisiognomica",'' Magi, Roma 2007 - Antonio Parente, "Giovanni Passannante anarchico o mattoide?, Bulzoni Editore, Roma 1989. "Fonte:
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